mercoledì 4 dicembre 2019

Agricoltura e tradizioni


L’agricoltura ”made in Lecco-Como" 
conquista il pubblico di GastroLario 
Tante le rarità dalle due province: dallo zafferano di Albiolo ai vini di Domaso, al rabarbaro di Introbio, alle lumache di Nibionno, oltre a Semuda e stracchini 

Lecco – Lo zafferano di Albiolo, i vini di Domaso, il rabarbaro di Introbio, le lumache di Nibionno: sono solo alcune delle rarità gastronomiche che, insieme al miele, alle farine, alle composte, ai succhi di frutta e alle altre specialità dei produttori agricoli di Coldiretti hanno conquistato il pubblico di Gastrolario Expo, l’evento dedicato al mondo del cibo accolto nel week end del 1 dicembre al Grand Hotel Imperiale di Moltrasio. La giornata conclusiva ha visto la presenza dei ristoratori che hanno potuto incontrare i produttori agricoli cogliendo l’occasione di un confronto diretto nella giornata dedicata agli operatori di settore: “Una tappa importante che potrà rafforzare la presenza del “chilometro zero lariano” nel menu dei ristoranti, proprio a partire dall’Imperiale che sta scommettendo molto sulla filiera corta a tutto tondo” commenta il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi. 

Concetti ribaditi anche nell’incontro che, nel fine settimana, ha visto ospiti gli chef Stefano Visini e Luigi Gandola che hanno rimarcato l’importanza della conoscenza di quanto di buono e storico può giungere dal territorio. Molto partecipato anche il convegno con Martina Vicini e Beatrice Lampugnani, di Coldiretti Giovani Impresa, che prima della conclusione affidata al direttore Giovanni Luigi Cremonesi hanno raccontato la loro esperienza di imprenditrici agricole di nuova generazione, incontrando i giovani degli istituti superiori. 

Molto coinvolgenti i focus sulle specialità casearie del territorio: Antonella Nadale, di Stazzona, ha illustrato la lavorazione della Semuda, ripercorrendone le tracce storiche ed evidenziando le potenzialità di un formaggio simbolo del territorio lariano. La semuda è prodotta nelle valli del medio e alto Lario occidentale) utilizzando latte crudo di vacca scremato, caglio e sale; le sue forme sono cilindriche con un peso di circa 4/5 Kg, diametro medio di 30 cm e con scalzo di circa 8 cm particolarmente convesso: in cucina è utilizzata per preparare la polenta uncia e i tartifui rustìi. 

Antonella Doniselli, di Pasturo, ha invece approfondito il tema degli stracchini, con un particolare racconto della tradizione valsassinese e il ricordo dell’epopea dei bergamini, i pastori che dai tempi più remoti discendevano dagli alpeggi lecchesi e orobici fino alla pianura lombarda che circonda Milano: ad essi si deve l’origine dei formaggi stracchini (ovvero prodotti con il latte delle vacche stracche dopo la lunga transumanza) che già in età medievale erano distintivi dell’arte casearia lombarda. Tra essi, ancor oggi, si trovano alcune rarità legate ancor oggi alla tenacia dei produttori, proprio come lo stracchino della Val Biandino portato a Gastrolario da Doniselli.

Nel corso dell’intero week end il pubblico ha potuto incontrare oltre 50 produttori agroalimentari locali, assaggiarne ed acquistarne le specialità, assistere agli incontri (tutti con ingresso libero) e scoprire quanto di buono e curioso il “made in Lario” può e vuole offrire dal campo alla tavola. 
Red.




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