Un percorso fra... i monti con "Popi" Miotti
“GLI ARCHIVI RITROVATI” di Giuseppe “Popi” Miotti
180 pagine, euro 23
Diffondersi in un lungo discorso su un noto personaggio per presentare un suo nuovo libro autobiografico potrebbe sembrare una forma di spicciola saccenteria o quasi la pretesa di aver scoperto l’acqua calda. Lo sarebbe certamente anche nel caso di Giuseppe “Popi” Miotti, l’alpinista valtellinese che di recente ha pubblicato “Gli archivi ritrovati - Un percorso fra… i monti”. Molto meglio allora non dire nulla di lui, tanto quello che ancora non si sa lo si ritroverà stupendamente nel libro. Ci limitiamo soltanto a rivolgere un invito alla lettura a coloro, e non sono pochi, che non sanno più come orientarsi quando vorrebbero comprendere il senso autentico dell’alpinismo attingendo alle esperienze raccontate dai suoi più noti esponenti. Niente può riuscire più valido e convincente che seguire questo grande innamorato della montagna in quel percorso tra i monti che ha segnato in forma esclusiva la sua esistenza, determinata da una libertà assoluta nella scelta di un indirizzo nuovo e del tutto personale verso la montagna. Con essa il rapporto è diventato sempre più un fatto di dare e avere, di cui, nello scorrere dei capitoli di “Gli archivi ritrovati” ritroviamo a ogni passo brani significativi che ne indicano il crescere e il concretizzarsi. Questo al di là del racconto, semplice ma avvincente, di tante salite importanti in cerca del nuovo, di tante arrampicate sui suoi “sassi”, dove magari il grado di soddisfazione riusciva inversamente proporzionale al numero dei tiri di corda.
Non si può dare un’idea reale di questo libro, se non si offre almeno uno stralcio di questi brani, uno scelto a caso, perché altri diversi sarebbero altrettanto belli e impegnativi.
“È evidente sempre di più che non sono un alpinista, ma un montanaro. Non ho le stesse motivazioni degli atleti della roccia e del ghiaccio, vedo la montagna con gli occhi per certi versi antichi e sempre meno mi curo di polemiche, di gradi, di etiche. Ancora non lo so, ma quello che voglio veramente è costruire una montagna nuova, renderla ancora viva, farla conoscere con tutti i mezzi possibili. Fare l’alpinista, la guida, il soccorritore non sono che utili compendi a quello che alla fine mi troverò ancora a essere: un comunicatore della montagna a 360°”.
Renato Frigerio
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