venerdì 7 giugno 2013

PROTESTE PER IL CANONE SULLE INSEGNE

Confcommercio all'attacco:
"La Provincia non sistemi il suo bilancio
spremendo i commercianti"
LECCO - Un nuovo balzello, una tassa che va a penalizzare le imprese del territorio in un momento economico particolarmente complesso. Infatti in questi giorni stanno arrivano a molte aziende gli avvisi di pagamento relativi alle insegne poste lungo le strade provinciali del territorio. La legge esisteva da tempo ma non era mai stata applicata sul nostro territorio fino all’aprile 2011, quando fu introdotto un canone non ricognitorio relativo a cartelli pubblicitari, insegne e tubature. Ora a distanza di oltre due anni arrivano gli accertamenti tramite la società Areariscossioni di Mondovì.
“Questa normativa introdotta dall’amministrazione provinciale nell'aprile 2011 ha un unico obiettivo: fare cassa - denuncia il direttore di Confcommercio Lecco, Alberto Riva - Siamo tutti consapevoli che la legge esisteva ma introdurre a livello provinciale la norma nel 2011 in un periodo di piena crisi vuol dire colpire le imprese e penalizzare i settori produttivi del nostro territorio. E’ un balzello insopportabile di cui non sentivano certo la mancanza i nostri associati in particolare bar e ristoranti. Tanti commercianti ci stanno chiamando per sapere di che si tratta e per chiederci come devono comportarsi anche perché oltre alla quota relativa al 2013 vengono richiesti gli arretrati per il 2012 e il 2011”.
E sempre il direttore sottolinea: “Noi chiediamo una moratoria immediata e l’abolizione tempestiva di questa nuova tassa. Quando torneranno tempi migliori se proprio si vorrà la si potrà reintrodurre, meglio se dopo aver concordato i criteri con le associazioni di rappresentanza. In questo senso sarebbe auspicabile fare una comparazione approfondita con altri territori per valutare con più attenzione i coefficienti di calcolo ed evitare salassate. Sono arrivate anche richieste di 1.000 euro all’anno! Non si scherza sulla pelle degli imprenditori, l’amministrazione provinciale non può sistemare il bilancio spremendo i commercianti e le aziende”.

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