sabato 25 maggio 2013

DUE MESI FA ERA STATO OSPITE DEL COMUNE DI BELLANO


di Claudio Bottagisi
E’ il giorno dell’ultimo saluto a don Andrea Gallo, il “prete del marciapiede”. E’ il giorno dei suoi funerali, che saranno celebrati a Genova nella chiesa del Carmine. E’ il giorno del dolore per la Comunità di San Benedetto al Porto, di cui don Gallo era stato il fondatore.
Soltanto due mesi fa don Andrea aveva fatto tappa nel Lecchese, invitato dall’amministrazione comunale di Bellano e dal suo sindaco, Roberto Santalucia. Faceva ancora piuttosto freddo, quella sera. E lui, il prete degli ultimi, aveva varcato l’atrio della Casa del popolo con l’immancabile sigaro tra le dita della mano sinistra, accolto da un lungo, lunghissimo applauso.
Don Andrea Gallo, da molti anni (o forse sarebbe più giusto dire da sempre) impegnato al fianco dei diseredati, degli emarginati, si era subito definito “sovversivo e anarchico” e aveva detto di essersi laureato all’“università della strada” semplicemente perché , come cantava Gaber, “c’è soltanto la strada su cui puoi contare”.
Aveva parlato della Chiesa, di politica, degli anni del fascismo e della lotta di Resistenza, degli scandali che avevano investito nelle settimane e nei mesi precedenti il Vaticano, di Israele e del dramma dei palestinesi, ma pure della crisi economica che stava e sta tuttora investendo il Paese. Poi di Berlusconi, di Obama, di Marchionne, di Formigoni, del G8 di Genova, di Papa Francesco e del Sessantotto. Ma anche di amore e del Vangelo. “Ci provo ogni giorno a seguire il mio Gesù liberatore - aveva affermato - e tutti noi dovremmo cercare il fuoco del Vangelo, la buona novella, perché Gesù è la buona notizia e perché Dio è amore”.
Aveva quindi insistito sul concetto di mettersi al servizio degli altri. “Chi non lo fa - aveva detto - non ha niente a che vedere con Gesù, perché un buon cristiano il crocifisso deve averlo dentro e dev’essere pronto a dare la vita perché tutti siano rispettati nei loro diritti”. Si era anche rivolto ripetutamente, don Andrea Gallo, alle donne presenti in sala. “Siete voi al centro del mondo - aveva detto loro - perché se il mondo va avanti lo dobbiamo al grembo materno e perché all’amore non può mancare il ruolo femminile, non può mancare la tenerezza”.
E la politica? “Oggi questo nostro Paese è purtroppo ingovernabile - aveva dichiarato - Molti voti sono andati dispersi, ci sono state parecchie astensioni e il governo che faranno adesso durerà sì e no tre o al massimo quattro mesi”.
Non erano però neppure mancati, nell’intervento di don Gallo, i richiami alla speranza. “E’ bello e confortante vedervi qui così numerosi e attenti - aveva detto - perché proprio la vostra presenza mi fa dire che la forza vi sostiene ancora e che forse non è proprio vero che il mondo sta morendo”. Quindi un simpatico invito, giocato sulla celeberrima frase che Papa Giovanni XXIII pronunciò nel 1962, la sera dell’apertura del Concilio. “Tornando a casa - aveva detto scherzosamente - troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: questa è la carezza del... Papa Gallo”.
E mentre don Andrea sventolava la bandiera della pace, una canzone di Fabrizio De Andrè accompagnava il congedo dei bellanesi dal “prete del marciapiede”, che si era poi intrattenuto sul palco con una parte del pubblico.
L’ultima immagine impressa nei nostri occhi e nel nostro cuore è una carezza, quella di don Gallo a una ragazza che si era chinata verso di lui per sussurrargli qualcosa, una carezza che lei aveva prontamente ricambiato. E don Andrea aveva sorriso, stringendo tra le dita della mano sinistra l’immancabile sigaro.
Di seguito, alcune immagini della serata bellanese di don Andrea Gallo (cliccare sulle foto per ingrandirle).
(FOTOSERVIZIO CLAUDIO BOTTAGISI)






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