LECCO - Ieri sera, ore 21, chiesa di Pescarenico. Sotto l'altare cinque giovani salernitani... ultraquarantenni: Tony Borlotti ed i suoi "flauers". Accordi e disaccordi a provare le chitarre e la vecchia tastiera, allora si chiamava organo elettronico, della Farfisa, un mito. L'evento è di quelli da non perdere, non solo per gli amanti della musica beat. Non si celebra la liturgia della messa ma, dopo i saluti di don Giuseppe e di Umberto Paramatti, presidente del Centro di Cultura intitolato a suo padre Aldo, indimenticato e indimenticabile professionista e uomo di cultura lecchese, parte la musica dei Flauers (nella foto), una tipica formazione beat sixties style: due chitarre, basso, batteria e il magico suono dell'organo che, più tardi, modulerà la melodia della voce di A whiter shade of pale ad accompagnare il momento dell'Eucarestia.
Paramatti (a sinistra) con Gene Guglielmi. |
Un salto indietro di quasi cinquant'anni che ha fatto palpitare il cuore, e non solo, di nostalgia e ricordi, a coloro i quali quella irripetibile stagione devono averla vissuta da teenagers.
E' stato il nono (e penultimo) appuntamento in cartellone per "Beat ritrovato", la rassegna ideata, studiata, organizzata e gestita dal Centro di Cultura Paramatti sotto l'egida del Dipartimento di Scienze psicologiche, umanistiche e del territorio dell'Università "D'Annunzio" di Chieti-Pescara e del Festival Beat di Salsomaggiore Terme. Un cartellone di eventi di qualità non così usuale per una città come Lecco.
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