Studenti lecchesi oggi in scena contro le mafie
LECCO - Appuntamento carico di significati, oggi a Lecco nell’ambito della quarta edizione di “Leggermente”, evento promosso dalla Confcommercio. Nel giorno dedicato a livello nazionale alla memoria e all’impegno delle vittime della mafia, nell’auditorium della Casa dell’economia in via Tonale va in scena “Semi di giustizia, fiori di corresponsabilità”. Protagonisti saranno in particolare gli studenti, che raggiungeranno l’auditorium per le 8.45.
Quale primo atto della intensa mattinata, gli studenti dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Lecco interpreteranno il brano “Pensa”, portato al successo pochi anni fa da Fabrizio Moro. Seguirà "Le Camere di Commercio per la legalità, la trasparenza e la regolazione del mercato", mentre dalle 9.30 vi sarà la lettura scenica di “Uomini soli” - Dei delitti eccellenti di Palermo si conosce tutto e non si conosce nulla… dall’omonimo libro di Attilio Bolzoni (Edizioni Melampo) a cura dell’Accademia delle Arti per l’Infanzia e Piccoli Idilli. Alle 10.45 laboratorio-dibattito sul tema “Ti vorranno far credere che questo è il mondo migliore possibile…”, con gli studenti e animato da “Libera”.
L’ideazione del progetto relativo alla lettura scenica dal libro “Uomini soli” è di Paolo Cereda. Le voci narranti saranno quelle di Alberto Bonacina e Filippo Ughi, con musiche eseguite “dal vivo” da Alessandro Rigamonti (chitarra e contrabbasso) e Andrea Dall’Olio (violino).
Scrive Attilio Bolzoni, autore del libro “Uomini soli”: “Dei delitti eccellenti di Palermo si conosce tutto e si conosce nulla. Nei bracci delle carceri speciali sono sepolti solo sicari mafiosi, sono loro gli unici mandanti che quest’Italia è stata in grado di individuare e di accettare come colpevoli. Il resto è ancora mistero. Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano quattro italiani fuori posto. Personaggi troppo veri per un’Italia di egoismi e di convenienze. Quattro uomini che facevano paura al potere. Lo sapevano che li avrebbero fermati, prima o poi. Italiani troppo diversi e troppo soli. Una solitudine generata non solo da interessi di cosca ma anche da meschinità e colpevoli indolenze. Avevano il silenzio attorno. A un passo. Pio La Torre nel partito al quale ha dedicato tutto se stesso. Il generale dalla Chiesa nella sua arma, lui che aveva “gli alamari cuciti sulla pelle”. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in quel Tribunale popolato da giudici infidi. Vite scivolate in un cupo isolamento pubblico e istituzionale”.
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