LECCO - Una testimonianza lucida e serena. Un bel segnale di sfida alla mafia e contro il dilagare della criminalità. A lanciarlo è stata oggi alla “Casa dell'economia” di Lecco, a conclusione dell'incontro con gli studenti lecchesi nella Giornata nazionale della memoria e dell'impegno delle vittime della mafia, Rosy Tallarita.
Il 28 settembre 1990, nel giorno del suo anniversario di matrimonio, in un piccolo paese della provincia di Caltanissetta, suo nonno Giuseppe venne ucciso dalla mafia.
“Era una persona come tutte, una persona assolutamente normale così come normale era tutta la nostra famiglia - ha detto Rosy, che fa parte del Coordinamento lombardo familiari vittime della mafia di "Libera" - e per anni non abbiamo saputo come e perché fosse successo”. “Per molto tempo - ha aggiunto - abbiamo anche sentito l'isolamento e la diffidenza dei siciliani. Poi un bel giorno un collaboratore di giustizia ha raccontato di 116 omicidi e tra quei 116 omicidi c'era quello di mio nonno. Qual era stata la sua colpa? Avere impedito a un capoclan di entrare nella sua terra”.
Rosy Tallarita ha quindi ricordato all'attenta platea degli studenti lecchesi come negli anni successivi all'assassinio del nonno siano continuati i dispetti nei confronti della loro famiglia. “Entravano in casa - ha spiegato - e ci rubavano i divani, persino le stoviglie, ma noi abbiamo continuato ad amare quella casa, quella terra e ad andare avanti a testa alta e oggi voglio essere la portavoce di chi crede che i cambiamenti li fanno i giovani come voi, perciò a voi io dico: fate in modo che non vi venga mai imposto di utilizzare la vostra testa in modo distorto”.
Claudio Bottagisi
Di seguito, altre immagini dell'incontro di oggi con gli studenti lecchesi e la testimonianza di Rosy Tallarita (cliccare sulle foto per ingrandirle).
(FOTOSERVIZIO CLAUDIO BOTTAGISI) |
Rosy Tallarita durante il suo intervento. |
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