martedì 5 febbraio 2013

DUE EPISODI DI EROISMO SCONOSCIUTO

Giovanni e Mariangela, “giusti tra le nazioni”
MANDELLO - Il gruppo alpini di Mandello, in collaborazione con l’Ana di Lecco, ha voluto ricordare due episodi di eroismo sconosciuto, “due fatti che dimostrano - come sottolineato dal capogruppo Aldo Zucchi - come sia possibile fare del bene in silenzio”. L’evento si è svolto presso il Teatro San Lorenzo, presenti i protagonisti delle vicende raccontate, i familiari di Giovannino Della Nave e quelli di Ugo Merlini, il presidente della sezione Ana di Lecco Luca Ripamonti, una rappresentanza del gruppo alpini di Morbegno e il sindaco di Morbegno, Alba Rapella, accompagnata dall’assessore Oreste Muccio.
La presenza del Coro Ana dell'Adda è stata supporto imprescindibile per stemperare le emozioni. Come ben spiegato da Emiliano Invernizzi dell’Ana di Lecco, si è voluto organizzare l’evento in una giornata vicinissima al Giorno della Memoria. Una giornata dedicata “a quelli che non sono riusciti ad andare al di là del ponte”. Infatti Al di là del ponte di Regina Zimet-Levy è il libro da cui l’evento ha preso spunto per percorrere quel filo ideale che collega Regina, gli alpini del Battaglione Morbegno e Ugo Merlini. Il denominatore comune è la famiglia Della Nave, protagonista di due vicende di eroismo che fino al 2000 non erano note nei particolari più toccanti. Particolari esposti a Mandello da Renzo Fallati, Marco Frigg e Marco Merlini.
Occorre partire dall’autobiografia di Regina Zimet-Levy, fatta tradurre da Fallati e pubblicata dal Comune di Morbegno, che racconta quanto i suoi occhi di tredicenne videro tra il 1939 e il 1945. Regina Zimet all’epoca era un’adolescente di religione ebraica. Per fuggire agli orrori delle persecuzioni in atto nella sua Lipsia, insieme ai suoi genitori fu costretta a scappare vivendo incredibili peripezie che si conclusero nella casa della famiglia Della Nave, contadini a San Bello, piccola frazione di Morbegno.
Con la sua testimonianza Renzo Fallati ha accompagnato il pubblico in una visita virtuale a Morbegno, con la chiesa di San Bello a ricordare Mariangela e Giovanni Della Nave, che riuscirono a salvare una famiglia di ebrei tedeschi per loro sconosciuta - papà, mamma e Regina - tenendoli nascosti per sedici lunghi mesi a rischio della loro stessa vita e condividendo con loro il pochissimo cibo quotidiano. Come ha ricordato Fallati, “sappiamo che se era rischioso tener nascosto un partigiano, un ebreo era la fine del mondo”. Lui stesso ha ricordato che i nomi di Giovanni e Mariangela sono inseriti dal 2003 tra i “Giusti tra le nazioni”, a indicare i non ebrei che agirono in modo eroico salvando famiglie ebree dal genocidio nazista.
C’è poi la vicenda dell’alpino Giovannino Della Nave, figlio del capostipite Giovanni abitante a San Bello. Quell’eroico Giovannino che durante la ritirata dal Don, nella storica battaglia di Nikolajewka, per un patto fatto con il proprio sottotenente Ugo Merlini, della 44.ma Compagnia Tridentina del Battaglione Morbegno, riuscì a trascinare fuori dalla sacca il suo superiore ferito.
All’autobiografia di Regina Zimet si aggiunge il libro di Marco Frigg, «un adattamento egregio, arricchito dalle semplici e toccanti testimonianze della famiglia Della Nave», come ha sottolineato Renzo Fallati. La toccante relazione di Frigg si è concentrata sul singolare incontro avvenuto per la prima volta con Giovanni Della Nave a San Bello che ha permesso di avvicinare, attraverso un raffinato ritratto, la psicologia di un uomo concreto, semplice ma schivo, respirando - come Emiliano Invernizzi ha sottolineato - «ciò che sono le persone di montagna, i contadini, e ciò che sono le persone semplici, gli alpini».
L’ultima relazione è stata la più emozionante. Marco Merlini, fratello del “presidentissimo” Ugo Merlini, ha tracciato un quadro degli avvenimenti in Russia dal punto di vista storico nel periodo compreso tra il luglio 1942 e il febbraio 1943, corredato dalle toccanti lettere che il fratello inviava dal fronte alla madre, concreta testimonianza dei fatti avvenuti e dello stretto rapporto di amicizia tra Ugo e Giovannino. Un’amicizia, un rapporto di fratellanza concretizzati in un patto di reciproco aiuto suggellato durante le fasi più difficili del conflitto. Il gesto di Giovannino nell’aver trascinato con sé Ugo per 500 chilometri a piedi è stato ricordato da Merlini sottolineando quel suo «eroismo calmo, sereno, cosciente, da vero alpino».
Ma com’era nato questo singolare evento? E perché a Mandello? Emiliano Invernizzi ha sottolineato che l’iniziativa è nata principalmente a seguito della spinta di Lazzaro Poletti, alpino, classe 1930, che unitamente a Fabiola Bertassi, medico e storico dell’arte, aveva contattato le penne nere di Mandello e Lecco.
Lazzaro Poletti aveva da anni il desiderio di far conoscere queste vicende avendo egli stesso conosciuto la famiglia Della Nave e ben conoscendo il rapporto tra Merlini e Della Nave. Giovannino infatti, al suo rientro dalla Russia, fu chiamato a lavorare presso l’azienda di Ugo Merlini, che allora conduceva un’attività di conceria a Mandello, dove lavorava anche il padre di Poletti. Proprio in nome dell’antica amicizia con la famiglia Della Nave, Lazzaro aveva chiesto di tributare alla memoria di Giovannino un evento, perché atti di eroismo di questa portata escano da un ingiusto anonimato.
Di seguito, una serie di immagini della serata nel fotoservizio Galbifoto (cliccare sulle foto per ingrandirle).

(FOTOSERVIZIO GALBIFOTO - MANDELLO)












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