MANDELLO - Il gruppo
alpini di Mandello, in collaborazione con l’Ana di Lecco, ha voluto
ricordare due episodi di eroismo sconosciuto, “due fatti che
dimostrano - come sottolineato dal capogruppo Aldo Zucchi - come sia
possibile fare del bene in silenzio”. L’evento si è svolto
presso il Teatro San Lorenzo, presenti i protagonisti delle vicende
raccontate, i familiari di Giovannino Della Nave e quelli di Ugo
Merlini, il presidente della sezione Ana di Lecco Luca Ripamonti, una
rappresentanza del gruppo alpini di Morbegno e il sindaco di
Morbegno, Alba Rapella, accompagnata dall’assessore Oreste Muccio.
La presenza del Coro Ana dell'Adda è stata supporto imprescindibile per stemperare le
emozioni. Come ben spiegato da Emiliano Invernizzi dell’Ana di
Lecco, si è voluto organizzare l’evento in una giornata
vicinissima al Giorno della Memoria. Una giornata dedicata “a
quelli che non sono riusciti ad andare al di là del ponte”.
Infatti Al di là del ponte di Regina Zimet-Levy è il libro
da cui l’evento ha preso spunto per percorrere quel filo ideale che
collega Regina, gli alpini del Battaglione Morbegno e Ugo Merlini.
Il denominatore comune è la famiglia Della Nave, protagonista di due
vicende di eroismo che fino al 2000 non erano note nei particolari
più toccanti. Particolari esposti a Mandello da Renzo Fallati, Marco
Frigg e Marco Merlini.
Occorre partire
dall’autobiografia di Regina Zimet-Levy, fatta tradurre da Fallati
e pubblicata dal Comune di Morbegno, che racconta quanto i suoi occhi
di tredicenne videro tra il 1939 e il 1945. Regina Zimet all’epoca
era un’adolescente di religione ebraica. Per fuggire agli orrori
delle persecuzioni in atto nella sua Lipsia, insieme ai suoi genitori
fu costretta a scappare vivendo incredibili peripezie che si
conclusero nella casa della famiglia Della Nave, contadini a San
Bello, piccola frazione di Morbegno.
Con la sua testimonianza
Renzo Fallati ha accompagnato il pubblico in una visita virtuale a
Morbegno, con la chiesa di San Bello a ricordare Mariangela e
Giovanni Della Nave, che riuscirono a salvare una famiglia di ebrei
tedeschi per loro sconosciuta - papà, mamma e Regina - tenendoli
nascosti per sedici lunghi mesi a rischio della loro stessa vita e
condividendo con loro il pochissimo cibo quotidiano. Come ha
ricordato Fallati, “sappiamo che se era rischioso tener nascosto un
partigiano, un ebreo era la fine del mondo”. Lui stesso ha
ricordato che i nomi di Giovanni e Mariangela sono inseriti dal 2003
tra i “Giusti tra le nazioni”, a indicare i non ebrei che agirono
in modo eroico salvando famiglie ebree dal genocidio nazista.
C’è poi la vicenda
dell’alpino Giovannino Della Nave, figlio del capostipite Giovanni
abitante a San Bello. Quell’eroico Giovannino che durante la
ritirata dal Don, nella storica battaglia di Nikolajewka, per un
patto fatto con il proprio sottotenente Ugo Merlini, della 44.ma
Compagnia Tridentina del Battaglione Morbegno, riuscì a trascinare
fuori dalla sacca il suo superiore ferito.
All’autobiografia di
Regina Zimet si aggiunge il libro di Marco Frigg, «un adattamento
egregio, arricchito dalle semplici e toccanti testimonianze della
famiglia Della Nave», come ha sottolineato Renzo Fallati. La
toccante relazione di Frigg si è concentrata sul singolare incontro
avvenuto per la prima volta con Giovanni Della Nave a San Bello che
ha permesso di avvicinare, attraverso un raffinato ritratto, la
psicologia di un uomo concreto, semplice ma schivo, respirando - come
Emiliano Invernizzi ha sottolineato - «ciò che sono le persone di
montagna, i contadini, e ciò che sono le persone semplici, gli
alpini».
L’ultima relazione è
stata la più emozionante. Marco Merlini, fratello del
“presidentissimo” Ugo Merlini, ha tracciato un quadro degli
avvenimenti in Russia dal punto di vista storico nel periodo compreso
tra il luglio 1942 e il febbraio 1943, corredato dalle toccanti
lettere che il fratello inviava dal fronte alla madre, concreta
testimonianza dei fatti avvenuti e dello stretto rapporto di amicizia
tra Ugo e Giovannino. Un’amicizia, un rapporto di fratellanza
concretizzati in un patto di reciproco aiuto suggellato durante le
fasi più difficili del conflitto. Il gesto di Giovannino nell’aver
trascinato con sé Ugo per 500 chilometri a piedi è stato ricordato
da Merlini sottolineando quel suo «eroismo calmo, sereno, cosciente,
da vero alpino».
Ma com’era nato questo
singolare evento? E perché a Mandello? Emiliano Invernizzi ha
sottolineato che l’iniziativa è nata principalmente a seguito
della spinta di Lazzaro Poletti, alpino, classe 1930, che unitamente
a Fabiola Bertassi, medico e storico dell’arte, aveva contattato le
penne nere di Mandello e Lecco.
Lazzaro Poletti aveva da
anni il desiderio di far conoscere queste vicende avendo egli stesso
conosciuto la famiglia Della Nave e ben conoscendo il rapporto tra
Merlini e Della Nave. Giovannino infatti, al suo rientro dalla
Russia, fu chiamato a lavorare presso l’azienda di Ugo Merlini, che
allora conduceva un’attività di conceria a Mandello, dove lavorava
anche il padre di Poletti. Proprio in nome dell’antica amicizia con
la famiglia Della Nave, Lazzaro aveva chiesto di tributare alla
memoria di Giovannino un evento, perché atti di eroismo di questa
portata escano da un ingiusto anonimato.
Di seguito, una serie di immagini della serata nel fotoservizio Galbifoto (cliccare sulle foto per ingrandirle).
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(FOTOSERVIZIO GALBIFOTO - MANDELLO) |
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