Lecco ebbe tanta paura nell’autunno 1976; un precedente che può ricordare la profezia dei Maya per il 21 dicembre 2012 della quale tanto si parla ormai da mesi.
Le voci dell’autunno 1976 per la città di Lecco erano nate non si sa dove. Alcuni parlavano di un noto sismologo, altri di una trasmissione della Svizzera Italiana, altri ancora di maghi e stregoni del futuro.
Ma, in fondo, cosa doveva succedere? Sempre per sentito dire veniva annunciato che fra il 13 ed il 19 ottobre Lecco doveva essere sconvolta da un terremoto o da un cataclisma d’altra natura che avrebbe avuto il suo epicentro sul lago, oppure in corrispondenza del monte San Martino. Cittadini preoccupati tempestavano di chiamate telefoniche il municipio di piazza Diaz, il comando dei vigili urbani ed anche le caserme di Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco. Le voci indicavano un quadro apocalittico, con altre onde che si sarebbero sollevate dal lago per investire la costa ed, in particolare, la città di Lecco. Altri, invece, indicavano che l’evento straordinario sarebbe partito dalle pendici del monte San Martino, con una gigantesca frana precipitata a valle dalle pareti sovrastanti la zona Caviate. Le conseguenze sarebbero state veramente tremende per la città e per tutto il territorio vicino. Qualcuno riferiva anche di partenze di lecchesi che abbandonavano la città per qualche giorno, visto il gravissimo pericolo incombente.
La notte tanto attesa venne poi indicata in quella del 15 ottobre, quando al tramonto una pioggerellina autunnale iniziò a cadere sulla città. Alcuni bar calarono prima del tempo i battenti, mentre gli ultimi clienti si affrettavano verso casa per essere vicini alla famiglia di fronte ad ogni evenienza. La notte trascorse tranquilla, senza un minimo cenno di terremoto, frana od altro cataclisma. Le scuole, gli uffici, le fabbriche ripresero regolarmente la loro attività di buon mattino; nei bar si commentava l’accaduto con sorrisi di sollievo e di scampato pericolo. Si parlava dei soliti burloni che cercavano di animare così la fin troppo tranquilla e monotona vita di provincia. Ma tutti erano contenti che la profezia, alla resa dei conti, si era dimostrata proprio una grande “balla”.
Aloisio Bonfanti
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